La separazione familiare è di per sè un evento stressante, sia per la coppia che per i figli e lo è ancor di più quando alla base vi è un'altissima conflittualità. Gli studi dimostrano come la conflittualità, l' aspro antagonismo coniugale possano rappresentare alcuni dei fattori di rischio in grado di incidere in modo pregiudizievole sulla personalità dei figli: "Fare il genitore con successo è una chiave di volta per la salute mentale delle nuove generazioni"( Bowbly, 1988).

Accade spesso che in fase di separazione i coniugi non siano in grado di non far pesare ai propri figli la metamorfosi che la famiglia sta subendo: dal possibile mutamento degli stati d'animo, la perdita di alcuni punti di riferimento, l'abbondono di uno dei coniugi dalla casa coniugale, eventi che se non correttamente elaborati possono produrre un senso di colpa nel minore in particolare nella prima infanzia o talvolta un conflitto di lealtà: il figlio tende a schierarsi a favore di uno dei 
genitori, in genere quello più debole. L'articolo 29 della Costituzione, sancisce l'unità familiare e lo scopo del mediatore è proprio quello di garantire un minimum di unità, di recuperare la progettualità all'interno della crisi, accompagnando la famiglia verso scelte autonome. Alla base della separazione c'è dolore, distacco, perdita, mancanza, desiderio di riscatto, paura, le scelte sono dettate da impulsi emotivi che i rigidi meccanismi giudiziari posso solo trasformare in atti giuridici. 
Il mediatore, professionista, terzo ed imparziale, non deve simpatizzare per l'uno o per l'altro ne'interpretare; mira a ricomporre il conflitto relazionale trasformandolo in una risorsa: accoglie la coppia; il loro bagaglio emotivo; li accompagna alla ricerca del fine; alla ricerca di quel che è giusto per loro e per i loro figli; aiuta i coniugi a comunicare nuovamente; a non sentirsi giudicati; a trovare il modo per vivere separatamente rispettandosi l' un l'altro richiamandoli alla loro responsabilità genitoriale tramite il riconoscimento dell'altro.
La mediazione familiare è un processo valoriale che serve a rimettere in contatto gli ex coniugi, la stanza di mediazione è il luogo del tempo; dello spazio e alle volte anche del silenzio in cui riemergono quelle emozioni congelate dal conflitto, la cosiddetta arte della maieutica di cui parla Socrate.
Il 17 novembre 2010, è stata avanzata una proposta di legge per l'istituzione della figura del mediatore, che ad oggi è solo introdotta implicitamente dalla legge 54/2006. Se da un lato si riconosce l'utilità della figura del mediatore familiare, titolo acquisito a seguito di un corso di formazione biennale, dall'altro vi è un po' di resistenza.
Vi è da dire che il percorso di mediazione e quello legale viaggiano su due binari paralleli, nel pieno rispetto delle professioni.
Il mediatore aiuterà i coniugi a setacciare tutte le emozioni che procurano rabbia e dolore, al fine di mettere a fuoco i rispettivi bisogni, senza mai esprimersi in pareri legali che spettano solo ed esclusivamente all' avvocato, il quale potrà trasformare in atti giuridici le richieste dei coniugi con la consapevolezza che quelle rischieste saranno il frutto di un percorso lungo, faticoso , consapevole e responsabile per gli ex coniugi e di grande insegnamento per i figli, al fine di tutelare l'interesse del minore: il benessere dei figli passa dal benessere dei genitori si è infatti riscontrato empiricamente che le emozioni e l'umore incidono sulle nostre abilità (Salovey, 1993).

*mediatrice familiare in Bari.


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