Tutti in realtà sappiamo cosa siano le emozioni in quanto ciascuno ne ha esperienza diretta e quotidiana. Tutti abbiamo provato rabbia, paura, gioia, entusiasmo.
Le emozioni sono una variabile complessa di ogni individuo, si manifestano in una varietà di modi e hanno la capacità di integrarsi con il funzionamento dell'organismo a molteplici livelli, da quello neurologico a quello comportamentale. In modo generale, possiamo dire che le emozioni sono un comportamento di risposta a degli stimoli esterni.
Se, dunque, è vero che la competenza emotiva si sviluppa in parte in maniera consapevole, non sempre essa arriva ad essere matura quando dovrebbe, cioè quando si affaccia l'adolescenza e i giovani si trovano ad affrontare le grandi emozioni della loro età. Comprendere a fondo le ragioni delle proprie emozioni, comprendere le stesse emozioni, padroneggiare le abilità necessarie per esprimerle e le strategie per affrontarle, sono competenze indispensabili affinche si riesca ad esprimere i propri stati d'animo e a gestire i conflitti.
Mi è capitato di dover chiedere ai miei studenti cosa fossero per loro le emozioni e come riuscissero ad esprimerle e a riconoscerle e semmai ad affrontarle. Tanti di essi in effetti tendevano ad usare indistintamente le parole "emozioni" e "sentimenti", che identificavano per definizione. Altri, invece, caratterizzavano il sentimento come un atto di interiorità quasi idealizzato, mentre le emozioni venivano caratterizzate per la loro istantaneità e contingenza. Alcuni mi hanno risposto:
Per i giovani le emozioni sono le rappresentazioni di quei "legami liquidi" che li caratterizzano e di cui parlano gli psicologi e i sociologi moderni. Eppure, da educatori, siamo chiamati a dare una forma a questi legami liquidi.
Devo anche ammettere che in anni di esperienza educativa e di insegnamento, non è stato raro veder scoppiare liti improvvise tra due o piu compagni o compagne che se ne sono dette di sante ragione, anche in classe, nei corridoi della scuola o nel cortile. Se pensiamo agli adolescenti e al loro mondo affettivo fatto da familiari ed amici, non ci sarà difficile constatare che che è proprio con le persone a cui tengono di più che si lasciano andare a manifestazioni di aggressività.
Quale può essere in questo contesto il ruolo della scuola come ambiente educativo? E si può educare alle emozioni? Se tutti siamo d'accordo nel ritenere che capire le emozioni, saperle gestire ed esprimere sia fondamentale per il benessere dell'individuo e per le relazioni interpersonali, poca attenzione viene ancora data all'educazione a tutto ciò. La scuola, così come la famiglia, è tra le più importanti agenzie educative che sono chiamate a sostenere i giovani nel processo di sviluppo e di apprendimento emotivo. L'educazione alle emozioni è sempre possibile come educazione al riconoscimento, alla comprensione delle ragioni che fanno sorgere le emozioni, per aiutare i ragazzi non solo a riconoscere e comprendere ciò che provano, ma anche per aiutarli ad intervenire sulle strategie di padronanza delle stesse emozioni, riflettendo in modo responsabile sulle scelte che emotivamente essi compiono ogni giorno.
L'istruzione e la formazione rappresentano la via maestra con cui "attrezzare" il singolo individuo di quelle conoscenze e abilità che gli permetteranno di affrontare e risolvere i problemi che la vita gli presenterà. È scopo e finialità della scuola formare il cittadino attivo, responsabile e partecipe della vita sociale.
Dai documenti conclusivi del Consiglio d'Europa del 2000 a Lisbona, la Commissione Europea si è fatta promotrice di un nuovo ruolo per l'istruzione e la formazione scolastica, sostenendo la necessità ormai improrogabile che esse promuovano l'autonomia personale dell'individuo.
In alcuni documenti ministeriali emanati dal nostro ministero per l'istruzione sono state colte queste sollecitazioni. Si tratta dei decreti legislativi n° 59/2004 e n° 226/2005 che offrono le indicazioni nazionali con la presentazione del profilo educativo, culturale e professionale che gli studenti dovrebbero aver acquisito alla fine del primo e del secondo ciclo di istruzione.
In queste indicazioni nazionali appare, previsto per tutti i livelli di istruzione come obiettivo specifico di apprendimento per l'educazione alla convinvenza civile, "l'educazione all'affettività", laddove per affettività si può benissimo intendere "emotività". Alla fine del primo ciclo i ragazzi devono essere posti nella condizione di riconoscere e gestire i diversi aspetti della propria esperienza motoria, emotiva e razionale, mentre alla fine del secondo ciclo gli studenti devono essere capaci di conoscere le stessi, le proprie possibilità, le proprie inclinazioni, di risolvere con responsabilità i normali problemi della vita quotidiana e di possedere un sistema di valori.
Decidere se educare alle emozioni, poi, attraverso un intervento educativo mirato curricolare o extracurricolare spetta al piano dell'offerta formativa di ciascuna scuola, e al principio della libertà di insegnamento di ciascun docente.
La scuola ha, dunque, una grande responsabilità, insieme alle famiglie, per far interiorizzare l'alfabeto delle emozioni e dell'affettività, in vista dell'acquisizione di una "cittadinanza attiva".
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