Alcune riflessioni sull'intervento dell'Avv. Enrico Franceschettipresentato nell'ambito dell'omonimo convegno.
di Marialuisa Vallino
Lodevole l'iniziativa di affrontare tematiche inerenti la perdita dell'Armonia e di offrire degli spunti di riflessione sulla condizione umana. Pregevoli gli interventi. Sono particolarmente interessata atutto ciò che, in un modo o nell'altro, si colloca in una dimensione di"ordinaria insostenibilità", e in essa rientra purtroppo l'inutile sterminio di animali, lo sfruttamento dei più deboli, e quella diffusa "tendenza misogina" che umilia tanto l'identità femminile quanto quella maschile. Indipendentemente dal genere d'appartenenza,"insostenibile" è anche tutto ciò che rivela nell'individuo l'inesorabile declino verso il distacco, l'indifferenza, l'impossibilità della mediazione tra l'ideale e il reale, il rifiuto della complessità. Tutti questi aspetti, che sembrano essere limitati a particolari "condizioni",sono in realtà le evidenze dolorose e drammatiche di una "cultura del controllo" e dei principi di sopraffazione su cui essa si fonda. Che si tratti di piccoli o grandi delitti, abbiamo l'obbligo morale di occuparcene, di riconoscere il "Male", di integrare la nostra Ombra…
"L'uomo", osserva Franceschetti, "ha perso prima lo sguardo verso l'altro e poi lo sguardo intorno a sè. L'unica cosa su cui può puntarlo oggi è se stesso".
Potremmo aggiungere che il mancato riconoscimento dell'alteritàamplifica quella dimensione autoreferenziale, narcisistica che scivola inesorabilmente verso l'affermazione del "diritto egoistico". Ogni identità, privata del confronto con l'altro, avverte così, in modo più o meno traumatico, più o meno evidente, una sorta di ferita nel suo intimo, una breccia che mina la propria illusione di universalità ecompletezza. Conoscersi significa andare oltre l'immagine del proprio volto diurno, significa attingere agli aspetti inconsci di sé, alla realtà immaginale. La vita è, sin dall'inizio, improntata alla capacità di far coesistere la realtà "inferiore" e quella "superiore", la parte inconscia con quella razionale, convertendo il caos primordiale in cosmo. Nella relazione di Franceschetti si avverte la necessità di celebrare, recuperandone il senso, la continuità ciclica dell'uomo con l'ambiente circostante, con l'Universo, e si sottolinea il ruolo di quella "coniunctio" tra elementi opposti presente in numerosi sistemi mitologico-religiosi e filosofici, che ammettono la coesistenza e l'integrazione di principi differenti. Opportuno il rimando ai principi cosmici della tradizione taoista, dove la qualità Yin, femminile, riflessiva, centripeta, concorre alla dialettica tra opposti il cui polo maschile è rappresentato dall'impulsivo e centrifugo Yang.
Quando l'individuo si apre ad un dialogo vivo con se stesso, raggiunge quel centro divino da cui scaturisce ogni ordine e organizzazione, il Sé, per dirla con Jung, sovraordinato, profondo e ignoto che segretamente compone il senso stesso del vivere. La dinamica trasformativa dell'essere, il senso di continuità dell'Io con l'Universo collettivo non può fondarsi su una visione unilaterale:"Aver scelto la ragione, o meglio la logica, quale unico parametro qualificante e praticabile sia nell'ambito della conoscenza che della vita quotidiana, ci ha letteralmente strappato via una componente essenziale del nostro essere, quella componente emotivo-percettiva che pure invece gioca un ruolo decisivo in ogni relazione ed in ogni azione compiuta". Jung rintracciò nella misteriosa opera dell'alchimista la proiezione della dinamica trasformativa dell'essere, finalizzata alla distillazione della conoscenza a partire da quella nera prima materia che già contiene in sé il progressivo organizzarsi della vita. Qual è il senso del nostro vivere? Che significato possiamo assegnare all'ordine cosmico e come possiamo difenderci dal"lavorio silenzioso e disfunzionale" che contrasta gli equilibri tra gli esseri viventi?
Come ricorda Hillman, in greco la parola kosmos era originariamente un'idea estetica e politeistica: indicava la giusta collocazione delle cose e veniva adoperata soprattutto in riferimento agli ornamenti femminili. Gli Stoici usavano kosmos per l'anima mundi. La bellezza visibile dell'anima non può manifestarsi che in un contatto profondo con se stessi. L'Uomo, osserva ancora Franceschetti, "Non ha profondità ma solo estensione orizzontale". E questa evidenza è il frutto di un "meccanismo rispecchiante" derivante dal bisogno di conformarsi e di aderire ad un universo collettivo di riferimento ormai lontano da ogni forma di rispetto per l'altro. D'altra parte, è sufficiente leggere le pagine di cronaca per ricevere un quadro descrittivo preciso delle infinite declinazioni patologiche e criminologiche cui impotenti assistiamo. Le condotte violente, poi, si insinuano in ogni piega del vivere quotidiano…
Il Principio separatore, l'egemonia del Logos e ogni logica razionale di sopraffazione non possono far altro che indirizzare nostalgicamente il nostro sguardo al carattere uroborico del culto delle Dee-Madri, alla circolarità e ricorsività del Tempo Mitico, ai cicli rigenerativi della vita…Il nostro augurio è che l'umanità possa recuperare una dimensione "alchemica", in cui gli opposti possano dialogare. Gli alchimisti volevano trasformare i metalli vili in oro, ma probabilmente la ricerca del lapis era soprattutto ricerca dell'esperienza interiore, vocazione all'approfondimento. Solo il bisogno di completezza e totalità possono ricondurre l'uomo nei sentieri dell'anima e del "fare anima". Quando siamo 'toccati' dalle cose, siamo in contatto con un'esperienza estetica che ci apre alla vita, dilatandone i confini. E la Vita, da quel primigenio caos iniziale,diviene progressiva consapevolezza, forgiata e animata dall'amore, dalla spontaneità, dalla libertà rispetto agli stereotipi, dal contattofecondo con l'altro da Sé. In altri termini, è Uomo non chi annulla brutalmente ogni potenzialità espressiva, alternativa, ma chi è in grado di reggere la tensione tra opposti, di vivere in stretta contiguitàcon I'ignoto, con l'imprevisto, col perturbante. Citando AldoCarotenuto, "la vera peculiarità del creativo è quella di poter sempre risorgere dalle ceneri, anche quando si tratta dei frammenti della sua anima bruciata".
Dedicato a chi ci ama e ci sostiene, a chi rispetta ogni forma dilibertà. A chi (ancora) non è in grado di fare ciò.
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