di Redazione
Papa Giovanni Paolo II scrisse una "Lettera agli anziani" in cui affermava che : "se ci soffermiamo ad analizzare la situazione attuale, constatiamo che presso alcuni popoli la vecchiaia è stimata e valorizzata; presso altri, invece, lo è molto meno a causa di una mentalità che pone al primo posto l'utilità immediata e la produttività dell'uomo", ovviamente riferendosi nel secondo caso alle società occidentali, e ad un mondo che ha dimenticato come "gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perchà© le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi. Essi sono custodi della memoria collettiva, e perciò interpreti privilegiati di quell'insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria".
Nonostante queste toccanti parole, la società attuale non apprezza il valore degli anziani portatori di un prezioso patrimonio culturale ed esperienziale, che, purtroppo vengono, relegati ai margini della vita, quasi nascosti agli occhi della società capitalista-arrivista, in cui troppo spesso sembra contare l'apparire invece dell'essere, la finzione invece che la realtà , la convenienza calcolata invece dei sentimenti. Le emozioni vengono pilotate e sostituite da freddi piani pubblicitari, la realtà deformata attraverso le telecamere dei vari reality show. Tutto viene controllato, manipolato, per costringere all'uniformità le masse, allo scopo di privarle della singole identità personali in cambio di una collettiva più facilmente condizionabile al consumo economico, politico e culturale.
Ne consegue che coloro che sono estranei a tale circuito vengono "eliminati", confinati negli interstizi della società .
Nel XXI secolo l'essere umano ideale, che si affaccia dai video delle televisioni cosଠcome dalle foto delle riviste e dei quotidiani, sembra essere quello bello, ricco, giovane.
Si ricerca la formula della immortalità , della eterna giovinezza, senza rendersi conto che la vera immortalità è racchiusa nell'esperienza, tramandata da generazione in generazione, nella memoria. Memoria che ha un valore inestimabile e che dovrebbe essere conservata e tutelata gelosamente.
Gli anziani ricordano sapori, colori, odori, suoni stregati di un epoca che non tornerà più e che nemmeno le più sofisticate apparecchiature sarebbero in grado di riprodurre. Essi sono pezzi integranti della storia, anzi sono la storia stessa, baluardi da tutelare.
Tale memoria, paradossalmente, viene meno riconosciuta in un epoca in cui la vita media si è allungata, con il conseguente aumento dell'età media della popolazione.
Stiamo vivendo un'epoca di trasformazioni e di contrasti, caratterizzata dall'aumento dell'aspettativa di vita conseguente al miglioramento della qualità della stessa grazie ai progressi della scienza, ai miglioramenti delle condizioni igieniche, alimentari e lavorative. L'effetto corollario di tale benessere è che sempre più persone superano i 70/80 anni; è stato stimato che, in media, gli uomini raggiungono i 76 anni e le donne agli 81. Lo si fa volendo, e chiedendo, di partecipare alla vita sociale in ogni suo aspetto. Da ciò consegue la necessità di conoscere il "nuovo" mondo degli anziani per attivare una serie di interventi finalizzati a tutelarne la loro condizione.
Da recenti inchieste emerge che le persone della cosidetta "terza età " boccino i servizi assistenziali creati dalle singole amministrazioni, chiedendo invece la creazione di posti di lavoro compatibili con la loro età ed esperienza: si definisce "Terza Economia" quella che ruota intorno alla c.d. terza età .
Non assistenzialismo, non volontariato, ma produttività ed impegno.
L'invecchiamento demografico, allora, sta inducendo ad profondo mutamento della società e degli equilibri che la reggono, avendo delle ripercussioni ed implicazioni di carattere economico, sociale, culturale. Tale fenomeno, ad es., incide sul sistema previdenziale, assistenziale, sanitario e dei consumi.
Si sente la necessità di adeguare la struttura sociale, non solo nell'aspetto socio-economico, al fenomeno di cui s'è detto.
Occorrerebbe avere nuovo approccio culturale: riconoscere nell'anziano non un peso, ma una risorsa attiva del tessuto sociale, e ciò non soltanto per ovviare ai problemi pensionistici ed assistenziali ma per abbandonare una volta per tutte il falso concetto che essi rappresentino delle "zavorre" o dei "motivi di fastidio".
Gli anziani hanno il diritto (ed il desiderio) di condurre una vita dignitosa e di partecipare, ancora in modo attivo e da protagonisti, alla vita sociale e culturale del Paese; magari in maniera diversa, nei modi e nei tempi, ma sicuramente non meno utilmente.
Tale consapevolezza ha generato un dibattito, a livello mondiale, per identificare e promuovere strategie di azione tese a generare benessere, prevenire gli stati di disagio, malattia, emarginazione, al fine, appunto, di elevare la qualità della vita attraverso la valorizzazione della partecipazione degli anziani nella società .
La questione è stata affrontata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che, con la risoluzione 46/91, ha adottato i principi delle N.U. per le persone anziane, sistematizzati in cinque categorie (indipendenza, partecipazione, protezione, autorealizzazione, dignità delle persone anziane), incoraggiando, ovunque fosse possibile, il coinvolgimento dei governanti in programmi nazionali. Ciò ha comportato la redazione, nel 1992, della Dichiarazione sull'Invecchiamento, che contiene i princà¬pi guida necessari per l'attuazione concreta dell'azione, da adottarsi a livello mondiale, a sostegno di attività regionali, nazionali e locali. Infine, con la Proclamazione sull'invecchiamento contenuta nella risoluzione 47/5 l'Assemblea generale dell'ONU ha proposto che l'intera popolazione venga coinvolta nella «preparazione agli stadi successivi della vita» e che «le generazioni vecchie e nuove cooperino per creare un equilibrio tra la tradizione e l'innovazione nello sviluppo economico, sociale e culturale».
Infine, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del Consiglio europeo di Nizza il 7 dicembre 2000, ha previsto, all'articolo 25, rubricato «Diritti degli anziani», che «L'Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale».
Nonostante tali enunciazioni la nostra carta costituzionale, a differenza di altre, allo stato non ha nà© recepito tali principi, nà© è stata adeguata alle mutate esigenze della società italiana; ciò impone una necessaria riflessione.
Occorrerebbe riconoscere la dignità della persona anziana, garantendogli sia il diritto di partecipare attivamente alla vita sociale, sia tutelando e prevenendo le condizioni di deficit e di non autosufficienza.
Tags: test test1 test2