di Redazione


Durante i processi di separazione e divorzio si pone spesso il problema dello scioglimento della comunione dei beni ed in particolare della casa coniugale che viene assegnata al coniuge convivente con i figli, ma rimane il problema della titolarità . In particolare, nel caso in cui uno dei coniugi dovesse avere dei problemi di natura economica (ed in questo periodo di forte crisi economica, purtroppo, è una circostanza molto probabile), l'immobile potrebbe essere aggredito da terzi creditori.
Per mettere a riparo questo fondamentale bene può essere usato il Trust.
Recentemente il Tribunale di Siracusa con decreto depositato il 17 aprile 2013 ha omologato la separazione consensuale di due coniugi che, contestualmente, istituivano un trust familiare a favore delle loro figlie minori. In particolare, trasferivano nel trust l'immobile adibito a casa coniugale, di proprietà di ciascuno pro quota, unitamente agli arredi, già assegnato alla moglie (nominata quale trustee), affinchè la stessa vi coabitasse con le figlie minori. La finalità del trust è stata individuata nella necessità di salvaguardare le esigenze abitative delle figlie minori e nella garanzia di un loro mantenimento e ciò fino al completamento del ciclo di studi o al raggiungimento di un'autosufficienza economica e, comunque, fino al compimento del ventiseiesimo anno di età della figlia più piccola.
Il Trust, infatti, ha lo scopo di preservare e tutelare i figli indipendentemente dalle vicende personali e successorie dei disponenti: infatti in caso di divorzio e successivo matrimonio, il nuovo coniuge diventerebbe un erede legittimo o l'immobile potrebbe essere aggredito da parte di un terzo creditore.
Il Trust consente proprio di evitare queste vicende in quanto l'immobile viene messo in una sorta di bolla di protezione che lo sottrae alla disponibilità di eventuale terzi ed alla scadenza sarà trasferito direttamente alle figlie senza il pericolo che soggetti terzi possano rivendicarne la proprietà .
Tale strumento, quindi, protegge non solo i coniugi, attuali disponenti, ma anche i beneficiari che che, diventati maggiorenni, potrebbero subire aggressioni.


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