Diamo alcuni numeri!
Ogni 4 minuti viene presentata nei nostri Tribunali italiani una istanza di separazione o divorzio. A fronte di 1000 matrimoni 400 vanno in fumo. Da inizio anno ci sono stati 158 decessi di persone che si trovavano in situazioni di separazione o divorzio conflittuale. Un provvedimento di separazione consensuale può ottenersi in circa 80 gg. mentre per definire un giudizio di separazione giudiziale occorre attendere almeno 906 gg. I dati statistici sono sconfortanti. Anche quando un giudizio viene definito con una separazione consensuale, sono impressionanti i dati dei numeri di ricorsi in modifica delle condizioni successivamente depositati ed al di là di eventuali fatti nuovi sopravvenuti che li giustifichino. Vuole significare il dato, anche questo non entusiasmante, che la separazione consensuale non ha sedato il conflitto e le condizioni non hanno affatto soddisfatto le parti che le hanno sottoscritte.
Il fatto ancora più grave è che, se consideriamo che il 71% dei separandi, è costituito da coppie con figli, vuole dire che il conflitto nel 70% dei casi questi ultimi lo vivono sulla propria pelle"¦Uno studio scientifico pare abbia dimostrato che i minori che vivono per almeno tre anni in situazione di estremo conflitto tra i genitori hanno un cervello come quello di persone che hanno subito uno stupro.
Ma chiediamoci: cosa non funziona?
"Tutto""¦ verrebbe da rispondere ma demolire il sistema probabilmente è la risposta più semplice.
Valutare le alternative cui potere ricorrere alla insorgenza di uno stato di separazione tra coniugi è, invece, una risposta più costruttiva.
Una di queste alternative è costituita dal c.d. diritto collaborativo.
La sua definizione è quella di "negoziazioni ragionate e costruttive per superare il conflitto".
Il diritto collaborativo nasce il 14.02.1990 (portato in Italia nel 2009) in America allorquando un avvocato di Minneapolis, Stuu Web scrive ad un giudice, raccontando la propria esperienza professionale e chiedendo perchà© non fosse riconosciuta a livello normativo la mediazione familiare.
Il mediatore sarebbe sicuramente utile perchà© lo scenario che si presenta ad un avvocato quando le parti chiedono il suo intervento è per lo più quello di due persone che non si sentono più comprese e rispettate dall'altro e smettono di dialogare, anche di litigare a volte.
Il 30% delle coppie non si separerebbe se prima di sedersi in uno studio legale si sedesse nello studio di un mediatore!
Quando però la riconciliazione non appare possibile c'è una seconda strada che si può offrire ai coniugi per separarsi senza passare per quella fase di conflittualità che, purtroppo, sembra fisiologica in quasi tutte le separazione.
Si tratta del diritto collaborativo. E' questo uno strumento che deve essere utilizzato tra entrambi gli avvocati cui le parti si rivolgono.
I due avvocati, chiamati professionisti collaborativi, useranno gli stessi strumenti. E l'insieme degli strumenti utilizzati finalizzato a raggiungere una separazione consensuale che si adatti concretamente alle esigenze attuali di tutte le parti coinvolte si chiama diritto collaborativo
Ed invero, come si evidenziava, le convenzioni di separazione e/o divorzio spesso non recepiscono le reali volontà delle parti. Le medesime si accontentano e continuano a stare nel conflitto, a non dialogare anche dopo di essa. Questo perchè sono state costrette a consensualizzare per i tempi lunghi della giustizia, per lo scoraggiamento derivante da esso ed accontentandosi anche per la paura delle spese del processo.
La causa sembra essere finita ma all'indomani del provvedimento di separazione gli avvocati si trovano a lavorare più di prima e su richiesta dei clienti a gestire il quotidiano. Ecco quindi fiumi di parole scritte. Se quello stesso accordo, invece, fosse stato raggiunto con un percorso anche lungo nel quale si fossero tenute in debito conto tutte le esigenze, le parti non avrebbero più litigato ed avrebbero dimenticato avvocati e Tribunali.
Questa la finalità del diritto collaborativo.
L'avvocato collaborativo tiene conto di tutto questo ma anche di tutti quei fattori emozionali, psicologici che non sono un mero contorno. Gli avvocati che utilizzano il diritto collaborativo restituiscono alle parti la loro autodeterminazione.
In questo modo la separazione può essere un cambiamento e non l'inizio di un percorso di guerra.
Come fare per arrivare a questo?
Occorrono molti ma semplici presupposti: la piena fiducia tra le parti e gli avvocati per fare in modo che tutte possano sedersi ad un tavolo al fine di raggiungere un accordo.
Ma prima di sedersi occorre accettare l'accordo c.d. di partecipazione dopo avere conosciuto il metodo collaborativo di lଠa poco applicato.
Vi deve essere una scelta libera del separando e solo cosଠpuò funzionare la cosa.
Le parti, quindi, stipulano un accordo di collaborazione e la clausola che fà la differenza per tutti è che il professionista che prende parte al percorso collaborativo, se l'accordo non viene raggiunto, si impegna a non assistere la parte in via giudiziale.
àˆ questo impegno a creare un clima di massima fiducia tra tutti.
Perchà© tutti, avvocati compresi, si spenderanno al meglio per raggiungere l'accordo.
Ovviamente l'impegno è anche quello di non proporre azioni giudiziarie nel frattempo e/o disporre di beni modificando il reciproco patrimonio.
Trasparenza, lealtà , correttezza"¦nella tavola rotonda nulla può essere celato"¦lavoro a nero per esempio, dichiarazioni dei redditi"¦etc..
La pratica collaborativa fà raggiungere degli accordi che poi non vengono cambiati perchà© soddisfacenti. Nel team che partecipa agli incontri, a secondo delle relative esigenze, possono entrare psicologi, commercialisti (che chiariscono i problemi di tassazione-detrazione degli assegni, Imu etc..) mediatori familiari. Tutto per far sଠche le parti si fidino l'una dell'altra ed abbiano assistenza a 360° con il confezionamento in un accordo a loro cucito addosso.
Lo slogan dell'Istituto Italiano di diritto collaborativo è "separarsi con rispetto".
Ovviamente il diritto collaborativo non può decollare in situazioni di violenza o quando qualcuno utilizza lo strumento per perdere tempo.
Ci sono situazioni, invero, che necessitano di immediata tutela.
Ma negli altri casi esso è un ottimo strumento per aiutare le parti (figli prima di tutto) al cambiamento, tendendo conto delle esigenze pratiche e psicologiche che in nuovo status comporterà .

Cinzia Petitti


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