Di Laura Genovese

Quasi ogni giorno si sente parlare dei doveri dei genitori verso i figli; il dovere di istruire ed educare la prole; il dovere di assistere moralmente i propri figli affinchè possano sviluppare la propria personalità in un ambiente affettivo adeguato; il dovere di fornire loro gli insegnamenti che gli permettano un adeguato inserimento sociale mediante un lavoro, e ancora il dovere di mantenerli e dunque il dovere di provvedere all'assistenza materiale necessaria per soddisfare le loro esigenze (vestiario, vitto, alloggio, sport, divertimenti, ecc.); dovere poi, quest'ultimo, che perdura almeno fino al raggiungimento della maggiore età , se non oltre fino a che i figli non siano economicamente autosufficienti; e infine l'obbligo alimentare gravante sui genitori nel caso i figli versino in stato di bisogno.
Insomma, doveri doveri e ancora doveri.

Ma i figli? Che doveri hanno invece i figli nei confronti dei loro genitori?

Quali obblighi, soprattutto oggi che la vita media si è allungata e che i genitori che vivono condizioni di difficoltà e di bisogno aumentano di giorno in giorno? Cosa dice la legge al riguardo? Come si devono comportare i figli nei confronti dei genitori bisognosi?

Ebbene il codice civile dedica all'argomento alcuni articoli; il 315 è rubricato "doveri dei figli verso i genitori" e recita "il figlio deve rispettare i genitori e deve contribuire, in relazione alle proprie sostanze e al proprio reddito, al mantenimento della famiglia finchè convive con essa".
Anche un figlio, dunque, deve provvedere a tutte le occorrenze di vita in proporzione alle sue sostanze e alle sue possibilità indipendentemente dall'esistenza di uno stato di bisogno, per il quale si parlerà , come diremo da qui a breve, di diritto agli alimenti.

Molti non sanno infatti che esiste una specifica normativa che garantisce e tutela i genitori nel caso in cui, per una serie di circostanze, abbiano bisogno che siano i figli a preoccuparsi di loro.
In pratica i genitori che si trovino in stato di bisogno hanno ogni diritto di ricevere un assegno alimentare da parte dei figli.

A stabilirlo è l'art. 433 del codice civile che individua tra le persone sottoposte all'obbligo di prestare gli alimenti anche i figli legittimi o legittimati o naturali o adottivi.

Gli alimenti dunque vengono attribuiti al genitore in considerazione della sua incapacità di procurarsi il necessario per vivere, ed il relativo diritto è subordinato alla prova non solo dello stato di bisogno, ma, appunto, della impossibilità di provvedere in tutto o in parte al proprio sostentamento mediante ad esempio l'esplicazione di un'attività lavorativa.

Il figlio sarà dunque cosଠtenuto a farsi carico del proprio genitore, tenuto conto delle sue possibilità economiche.
Il codice tra l'altro, onde evitare contrasti, specifica che, quando i figli siano più di uno, devono concorrere al mantenimento del genitore bisognoso ciascuno in proporzione delle proprie condizioni economiche; in particolare poi, l'art. 441 c.c. stabilisce che, se gli obbligati non riescono a trovare un accordo sulla misura, sulla distribuzione e sul modo di somministrazione degli alimenti, provvede l'autorità giudiziaria secondo le circostanze. Ciò significa che dovrà essere nominato un legale che presenterà un ricorso sul quale deciderà il presidente del tribunale adito. Infatti, benchè astrattamente il diritto agli alimenti sorga con il bisogno, l'obbligo in concreto non decorre prima della domanda.

Ancora, l'art. 443 c.c. consente di optare tra la corresponsione di un assegno in periodi anticipati o accogliere e mantenere l'avente diritto nella propria casa.
Insomma, doveri dei genitori verso i figli, ma anche dei figli verso i propri genitori, perchà© se è vero che la solidarietà familiare è naturale che operi "dell'alto verso il basso", è altresଠvero che, ove ne sussistano i presupposti di necessità , sia altrettanto giusto (oserei dire sia quasi dovuto) che un figlio si prenda cura (quanto meno relativamente al necessario per vivere) dei propri genitori.


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