Avv. Laura Genovese

Sono adolescenti, giovani donne in attesa di un bambino che o vengono lasciate dal proprio compagno oppure rimangono incinte di un partner "occasionale".
Di solito sono donne che hanno problemi economici, rapporti familiari complessi, un vissuto legato alla tossicodipendenza. Altre volte però sono solo ragazzine che data la giovane età e l'inesperienza consumano rapporti sessuali non protetti.
Eppure il risultato non cambia perchà© molte di loro non conoscono i propri diritti.
E allora capita che la paura e la vergogna di essere sole prevalga e che vengano prese delle decisioni estreme quali l'abbandono del bambino o addirittura la sua uccisione.
Abbiamo detto diritti:
"¢ Il diritto a scegliere se riconoscere o meno il bambino; se la madre decide di non riconoscere il proprio nato nell' atto di nascita dovrà essere scritto "figlio di donna che non consente di essere nominata". In questi casi l'Ufficiale di Stato Civile, dopo aver attribuito al neonato un nome ed un cognome, procede entro 10 giorni dalla formazione dell'atto alla segnalazione al Tribunale per i Minorenni per la dichiarazione di adottabilità ai sensi della Legge 4 maggio 1983, n. 184 e successive modifiche. Cosà¬, a pochi giorni dalla nascita, il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva scelta dal Tribunale fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso.
"¢ Il diritto al segreto del parto; le donne che non intendono riconoscere il neonato hanno diritto di partorire in assoluta segretezza negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie e di essere, quindi, seguite dal punto di vista medico-infermieristico come tutte le altre partorienti assicurando inoltre al neonato, l'assistenza sanitaria e le cure di cui necessita. 
"¢ Il diritto all' informazione, cioè avere a disposizione un ulteriore periodo di tempo per riflettere sulla decisione di riconoscere o meno il figlio richiedendo la sospensione della procedura di adottabilità . La sospensione verrà disposta dal Tribunale per i Minorenni per un periodo massimo di due mesi.
Ancora le ragazze madri che si trovino in gravi condizioni economiche possono rivolgersi ai servizi sociali del comune di residenza ove chiedere un sussidio economico o altre forme di assistenza. Esistono le case famiglia dove possono ricevere ospitalità per il periodo precedente al parto e successivo ad esso ed esistono le cosiddette "comunità alloggio", ossia un servizio che permette a queste donne di convivere con altre che si trovino nella stessa situazione attraverso un percorso finalizzato alla presa di coscienza delle proprie capacità . Il tutto alla presenza di psicologi e assistenti sociali che lavorino al loro fianco.
In Italia poi alle ragazze madri che versino in stato di bisogno i Comuni o le Province devono offrire un aiuto che varia tuttavia da zona a zona e che, comunque, non supera i 300 euro.
Ma il lavoro più importante è tutto psicologico.
Superare la vergogna di essere sole, superare la paura di dire la verità ai propri genitori o ai compagni di classe, superare lo shock della notizia inaspettata e soprattutto superare la paura rispetto alla propria capacità di amare il bambino costituiscono gli ostacoli più grandi. E purtroppo qui la legge incontra il suo limite.
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