Come uno scolaro che salta la giornata di scuola oggi mi ritrovo a disertare le udienze in Tribunale per partecipare ad un work shop dal Titolo Minori e Diritti.
Mi ritrovo anche in uno dei vari gruppi di lavoro dal titolo eloquente:Tempi e provvedimenti della giustizia quale risposta ai bisogni?
Si discute delle criticità sotto gli occhi di tutti: di avvocati, magistrati, assistenti sociali, medici, psicologi e soprattutto del cittadino, dell' utente finale di un sistema che trova davanti a se', bello e confezionato, ed alla cui formazione minimamente ha partecipato.
Un cioccolatino amaro per lo più che scarterà' nel solo caso in cui sfortunatamente dovesse averne bisogno.
Un convegno come tanti all' apparenza ma con il pregio di coinvolgere in un colpo solo tutte quelle professionalità che gravitano intorno al mondo famiglia, aggiungerei al mondo famiglia disgregata.
Quattro ordini professionali della mia regione, Puglia, in prima linea: quello degli avvocati, degli psicologi, dei servizi sociali e non da ultimo dei medici.
Si inizia a discutere delle criticità ed ho l' impressione che si spari sulla Croce Rossa.
Si potrebbe parlarne per una intera settimana ...
"Una violenza istituzionale, esordisce un partecipante , sono i tempi propri della giustizia ed anche quelli dei servizi sociali laddove la discrezionalità diventa un elemento di grande confusione".
Giusto non c' e' che dire!
E l' osservazione scoperchia il vaso di Pandora. Tutti ma proprio tutti i partecipanti hanno da dire la loro....nessuno che riesca a spendere una parola positivita sull' argomento..
Colpa dei professionisti, della mancanza di specializzazione nell' approccio con il mondo famiglia, di coordinamento tra la magistratura ed i servizi sociali o consultori all' insegna del chi deve fare cosa? 
Mancanza di adeguati protocolli di intesa e di conoscenza ed attivazione dei rimedi alternativi quali la mediazione familiare, il diritto collaborativo, la negoziazione assistita.
Ed ancora lungaggini temporali per ottenere dei provvedimenti che non soddisfano affatto o non soddisfano in pieno le esigenze dei minori e della famiglia tutta.
Tutto questo sino a quando una voce giunge dal fondo della sala, una voce fuori coro che esordisce colpendo nel segno: " sono uno psicologo, laureato da poco nonostante la mia età' , e da poco mi affaccio a questo mondo ma mi e vi chiedo: gli utenti dove sono? Il cittadino dove è in questi vostri discorsi? Io mi sono ritrovato dall' altro lato.
Scusate la mia commozione al ricordo di quello che ha dovuto subire la mia famiglia,
i miei figli che si sono ritrovati di punto in bianco nella spirale di cui parlate.
Il dolore, la sofferenza, la mancanza di punti di riferimento che tutta la mia famiglia ha provato in quei giorni senza un supporto, spiegazioni valide, guida li ricordo ancora a distanza di così tanti anni.
Dovreste parlare anche di questo non solo di processo, compiti dei servizi sociali, dei consultori..occorre qualcuno che si faccia carico anche di chi come me si trova di punto in bianco in un mondo sconosciuto e pieno di insidie!"
L' intervento e' passato per lo più inosservato ma uscendo dal convegno sono le parole che più rimbombano nella mia testa!


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