Tratteremo da oggi, attraverso le pagine di Diritto & Famiglia, la presentazione di alcune tra le metodologie didattiche più moderne che si stanno diffondendo nelle nostre scuole, frutto della consapevolezza che il vecchio paradigma didattico, pur sempre valido, ha necessità di essere integrato con le esigenze di studenti che ormai vivono la digitalizzazione come una parte importante delle loro vite.
Cominceremo con la sperimentazione metodologia della "classe capovolta", la "flipped classroom", che da qualche tempo si sta proponendo in alcune scuole italiane. Si tratta di una nuova didattica che ribalta tempi e luoghi dell'apprendimento.
Questa metodologia, o modello pedagogico, nasce meno di dieci anni fa negli Stati Uniti dalla concretizzazione del Prof. Bergmann, un docente di chimica di scuola secondaria, stanco dell'approccio didattico tradizionale. Il prof. Bergmann ha ideato il nuovo metodo, che ha base teorica nel suo saggio, "Flip your classroom"
Il termine "flipped classroom" significa appunto "classe capovolta", e ciò che viene "capovolto" è il normale schema di lavoro in classe. Nella didattica tradizionale si ha una fase iniziale in cui l'insegnante spiega in classe dalla cattedra e una fase secondaria in cui agli studenti viene chiesto, attraverso delle consegne, di studiare a casa. Il metodo della "flipped classroom" è invece innovativo in quanto la lezione si apprende a casa, mentre i compiti si fanno a scuola.
L'idea di base è quella di invertire il tradizionale schema di insegnamento e apprendimento in modo che la classe diventi spazio di lavoro e discussione. Durante il pomeriggio gli alunni, collegandosi al sito blog del docente o ad una piattaforma dedicata, seguono la lezione attraverso un podcast. Il giorno successivo, in classe, mettono in pratica le nozioni apprese, lavorando in gruppo o impegnandosi in attività laboratoriali. L'insegnante, quindi, non sta più in cattedra e gli strumenti di lavoro non sono più soltanto carta e penna ma i più moderni strumenti multimediali, e ciò che viene ad essere valutato sarà non tanto il contenuto appreso quanto l'abilità acquisita e soprattutto la competenza raggiunta.
È la motivazione ad essere la chiave di volta e la garanzia di questo nuovo approccio.

La didattica "capovolta" nasce perciò dalla necessità di adeguare il sistema formativo alle nuove sfide educative, proponendo attività che si adattano in modo flessibile alla capacità di ciascuno studente con una specifica attenzione anche agli studenti con bisogni educativi speciali.

Il 13 Febbraio scorso la città di Roma ha ospitato il primo convegno nazionale di didattica capovolta. In questo convegno si è discusso appunto delle potenzialità del "flipped learning", che parte dal presupposto che agli studenti di oggi non basta più un libro, ma serve un approccio di larga veduta in sintonia con i nuovi strumenti didattici che ormai fanno parte attiva della vita dei nostri figli e studenti.

In Italia sono già circa 250 le flipped classrooms e cinquemila gli insegnanti coinvolti in questa didattica. E i risultati sono soddisfacenti: insegnanti soddisfatti, studenti appassionati, famiglie entusiaste, voti più alti e più studenti promossi a Giugno.
Ricordiamo però che gli insegnanti che fossero interessati devono essere preparati inizialmente apprendendo, attraverso dei corsi di formazione, la nuova metodologia didattica, in quanto anche l'insegnamento capovolto ha bisogno di un lungo training pedagogico e didattico.


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